UP CLIMBING No. 18
Bimestrale di arrampicata e alpinismo
IL RISCHIO
Montagna, arrampicata: rischio, pericolo, riflessione.
Una tematica che ha, e ha avuto, una grande rilevanza concettuale, etica, e storica; una tematica che è stata spesso al centro di feroci discussioni, ma che, al contempo, è stata spesso evitata e volutamente ignorata, poiché è intellettualmente scomoda e poco redditizia.
Questo numero di Up Climbing si presenta come un tentativo di aprire un dibattito su questi argomenti delicati, attraverso i contributi di personaggi di primo piano dell’alpinismo internazionale. Alpinisti e arrampicatori che sono o sono stati, nella loro attività verticale, a strettissimo contatto con esperienze di rischio e pericolo molto forti e continuative. Per certi versi alpinisti e uomini che, per bravura e fortuna, sono sopravvissuti a imprese di altissimo livello.
Personaggi, dunque, in grado di parlare di questo tema fondamentale con piena cognizione di causa e autorità: da Igor Koller, a Paul Pritchard, da Andy Kirkpatrick a Maurizio Giordani e Matteo Della Bordella, da Ermanno Salvaterra a Patrick Gabarrou, fino a protagonisti di imprese recenti ed estreme come Philip Babicz, Marcin Tomaszewski, Dario Eynard.
Senza, però, dimenticare gli aspetti più tecnici e oggettivi del rischio in montagna, che sono stati trattati in maniera professionale da Arno Ilgner, Paolo Tombini, Filippo Gamba, Emanuele Avolio.
Tutt’altro che secondaria infine – e ormai legata alla rivista – la riflessione di un’alpinista giovane e attenta a ciò che accade nel mondo verticale, come Federica Mingolla.
Dunque un numero totalmente monografico, quasi un libro, concepito e realizzato proprio per dare al pubblico dei lettori interessati, e soprattutto a chi
si avvicina per la prima volta al mondo del verticale, una panoramica non superficiale inerente gli aspetti cruciali di quanto e come si rischi nell’alpinismo e nell’arrampicata.
Un numero di Up Climbing che vorrebbe lasciare un segno tangibile e stimolare la coscienza che si dovrebbe avere verso rischio e pericolo quando si pratica l’alpinismo in tutte le sue forme. In modo che – come scrive qui Andy Kirkpatrick – l’alpinismo stesso si leghi al massimo grado alla vita e non, soprattutto, all’opposto di quest’ultima.