IL MIO MONDO VERTICALE e altri scritti
«Perché prendere a modello Jerzy Kukuczka e il suo alpinismo pulito e leale?
Proprio perché nel suo esempio c’è tutto il rispetto e la coerenza delle regole del gioco, che nell’alpinismo è fondamentalmente quello di affrontare onestamente l’impossibile, non di demolirlo».
Walter Bonatti, dal libro Jerzy Kukuczka – al quattordicesimo cielo.
«Andare in montagna non era un capriccio. Le montagne controllavano i nostri corpi e le nostre menti».
«Non ho scalato le montagne per raccontarlo. L’ho fatto per me stesso; era una cosa personale».
frasi dal film JUREK, di Pawel Wysoczanski.
Jerzy Kukuczka è stato il secondo uomo al mondo, dopo Reinhold Messner, ad aver scalato tutti i 14 ottomila della terra. Compì questa straordinaria impresa nel breve arco di otto anni, dal 1979 al 1987, lottando oltre che con la montagna, soprattutto con condizioni economiche precarie. Nel farlo realizzò dieci vie nuove e quattro prime invernali su Dhaulagiri, Cho Oyu, Kanchenjunga e Annapurna.
Questo libro scritto in maniera semplice e diretta, ci restituisce le sensazioni e le emozioni di un alpinista appassionato, impulsivo e capace di anteporre le grandi montagne himalaiane a ogni altro interesse. Kukuczka fu il simbolo di un alpinismo leale, pulito e rispettoso delle regole del gioco. Quando gli fu chiesto perché continuasse a scalare, disse con semplicità: «Penso che la migliore risposta la diede Mallory. Interrogato sul perché volesse conquistare l’Everest, rispose: perché esiste».
Nel 1989 precipitò mentre si trovava a 200 metri dalla cima del Lothse che stava scalando per l’inviolata parete Sud. Il suo corpo fu rinvenuto alla base della parete, 3000 metri sotto il luogo dell’incidente, sepolto in un crepaccio.
456 pagine