Un tempo l’arrampicata era solo sulla roccia. Ma, già dagli inizi del 1900, alcuni arrampicatori di punta iniziarono ad allenarsi a secco: trazioni, flessioni, pesi, sino alle prime arrampicate sui muri di mattoni e massicciate ferroviarie. Emilio Comici, John Gill, Reinhold Messner, Jim Collins, tutti pionieri di forme di training e di arrampicata già proiettate verso il futuro.
Alla fine degli anni ottanta l’allenamento a secco si trasferì definitivamente indoor, con la nascita dei primi muri nelle palestre, parallelamente alle prime competizioni su plastica.
Dopo il 2000 l’arrampicata indoor ha avuto un boom assoluto, non certo solo agonistico, diventando in poco tempo uno degli sport più amati e praticati, sia nelle città che altrove, con decine di migliaia di praticanti di ogni età, e con larga presenza femminile.
Questo numero di Up climbing cerca di fare il punto della situazione, con riferimento soprattutto all’indoor italiano, ma con dei flash e dei focus su luoghi e personaggi di altri paesi, dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Olanda alla Russia.
Vedremo come le principali città hanno vissuto il passaggio dai garagewall alle grandi sale di oggi, analizzeremo le modalità di frequentazione, i problemi connessi all’istruzione, alle figure professionali, alla sensibilità dei tanti neofiti, seguendo anche la storia e le vicende di celebri palestre urbane.
Lo scopo è di elaborare un dibattito e un disegno non casuale che ritragga il complesso mondo dell’indoor contemporaneo, con i suoi pregi, i suoi limiti, le sue proiezioni sul futuro.